Storia delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo - Tomo XI by J.C.L. Simondo Sismondi

Storia delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo - Tomo XI by J.C.L. Simondo Sismondi

autore:J.C.L. Simondo Sismondi [Sismondi, J.C.L. Simondo]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-11-11T23:00:00+00:00


CAPITOLO LXXXIX.

Elezione d'Innocenzo VIII; questo papa fa scoppiare la guerra tra Ferdinando ed i suoi baroni. — Il cardinale Paolo Fregoso, doge di Genova. — I Fiorentini conquistano Sarzana. — Anarchia e pacificazione di Siena. — Congiure contro Girolamo Riario e contro Galeotto Manfredi.

1484 = 1488.

La costituzione politica della Chiesa romana non era fondata sopra basi incontestabili. I diritti e le prerogative del papa, dei cardinali, dei vescovi non avevano limiti abbastanza determinati per impedire ogni conflitto di giurisdizione. Pure questa costituzione nel suo totale era quella d'una monarchia temperata e non di uno stato dispotico. L'autorità del papa era bilanciata non solo da quella de' concilj, stati generali della Chiesa, che si adunavano assai di rado, ma ancora da quello dei cardinali il di cui collegio permanente doveva irrevocabilmente essere il consiglio de' pontefici, di modo che supponevasi concorrere a tutte le loro importanti determinazioni. Il papa sempre li chiamava suoi fratelli; aggiungeva sempre in tutte le bolle, talvolta ancora senz'averli consultati, la formola, col parere de' nostri fratelli, onde dare a tutto quanto egli ordinava l'autorità del sacro collegio.

Ma alla fine del decimoquinto secolo, quando la successiva elezione di molti pontefici, macchiati di vergognosi vizj, recò danno all'opinione della santa sede, e fu in ultimo cagione della rivoluzione che si vide scoppiare in principio del secolo decimosesto, la Chiesa potè riconoscere che i reciproci diritti de' suoi rappresentanti non erano bastantemente stabiliti, o equilibrati con sufficiente saviezza. Non erasi mai più vivamente sentito che sotto Sisto IV il bisogno di porre limiti all'autorità del pontefice con quella de' cardinali; mai non si era fatta più lunga prova di quanto l'influenza di un cattivo pontefice sopra il sacro collegio diventava irresistibile qualunque volta voleva impiegare tutti i mezzi dell'intrigo e della seduzione. Poteva a voglia sua accrescere il numero de' suoi consiglieri, e per tal modo guadagnarsi sempre la pluralità de' suffragj; disponeva egli solo di tutte le grazie ecclesiastiche, e tutti coloro che non erano superiori alla allettatrice seduzione delle ricchezze, degli onori, erano bentosto a lui favorevoli. Finalmente poteva ancora valersi della violenza; ed i cardinali, non essendo al coperto dalle sue vendette, erano stati più volte scomunicati, imprigionati, assoggettati alla tortura, mandati ancora sul patibolo in forza di ordini arbitrarj, soltanto per aver voluto difendere la libertà del collegio; l'idea della sovranità del papa erasi in modo confusa con quella della autorità della Chiesa, che alcuni teologi con piena buona fede giustificavano in seguito tali violenze, ed affermavano come massima incontrastabile che veruna opposizione, neppure quella dell'intero corpo dei cardinali, era legittima contro una volontà qualunque del papa.

Pure questo sovrano pontefice, che su tutti i cardinali esercitava una così illimitata autorità, era ancor esso loro creatura. S'egli nominava, durante il suo regno, i cardinali, essi a vicenda nominavano il suo successore: e perchè d'ordinario non si giugneva alla tiara che in età avanzata, le elezioni del sovrano erano più frequenti che in qualunque altra monarchia elettiva: altronde la podestà pontificia poteva essere spesse volte indebolita dalle



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